Animali domestici in caso di separazione e divorzio

13 aprile 2022

Animali domestici e separazione dei coniugi: cosa dice la legge?


Nell’ordinamento italiano, in caso di separazione o divorzio dei coniugi o dei conviventi, non esiste una norma di riferimento che disciplini l’affidamento degli animali domestici.

In generale, la giurisprudenza ritiene che sarebbe consigliabile che le questioni relative all’affidamento degli animali domestici ( del cane, del gatto e di qualsiasi altro animale di affezione) siano tenute al di fuori dell’accordo di separazione tra i coniugi e formino, invece, oggetto di un’ulteriore e specifica scrittura (che assumerebbe, quindi, le caratteristiche di un normalissimo contratto).


Questo però non impedisce ai coniugi di inserire nell’accordo di separazione anche le condizioni che disciplinano l’affidamento degli animali domestici, perché ciò non contrasterebbe con nessuna norma.

Per poter meglio chiarire quali sono le regole sull’affidamento degli animali domestici dopo la separazione o il divorzio dei coniugi, bisogna distinguere due diversi ipotesi, ed invero, in caso di separazione consensuale, se il marito e la moglie firmano un accordo volontario relativo alle sorti dell’animale domestico, il Giudice può e deve omologarlo, invece, in caso di separazione giudiziale, se le parti non trovano un accordo, di regola, il Tribunale non è tenuto ad occuparsi dell’assegnazione dell’animale di affezione, in quanto solo l’accordo dei coniugi può definire la sorte dell’animale.


Tuttavia, nella prassi, il Giudice può prendere in considerazione il problema dell’assegnazione dell’animale domestico, nel momento in cui ci sono dei minori particolarmente legati.

Difatti, il Codice Civile stabilisce che il principale scopo che deve perseguire il giudice, nel momento in cui stabilisce le condizioni di separazione e divorzio dei coniugi, è la tutela dell’interesse morale e materiale del minore; ciò quindi non è di ostacolo ad un provvedimento che disciplini, nel complesso dei valori affettivi del minore, anche la sorte dell’animale domestico.


La vicenda in oggetto, particolarmente delicata dal punto di vista umano, ha occupato in varie occasioni le aule di Tribunale e, tra le pronunce maggiormente significative sul punto, troviamo una decisione del Tribunale di Foggia che, in una causa di separazione, ha affidato il cane ad uno dei coniugi, concedendo all’altro il diritto di visita per alcune ore determinate nel corso della giornata, e un’altra del Tribunale di Cremona che, sempre in una causa di separazione, disponeva l’affido condiviso del cane, con obbligo di suddivisione al 50% delle spese per il suo mantenimento.


I due Tribunali, in assenza di una norma di riferimento, hanno applicato la disciplina prevista per i figli minori.

In questo quadro particolarmente complesso, spicca per modernità la pronuncia del Tribunale di Sciacca che, con decreto 19 febbraio 2019, stabiliva che “in mancanza di accordo tra i coniugi, il giudice della separazione può disporre l’assegnazione dell’animale domestico in via esclusiva alla parte che assicuri il miglior sviluppo possibile dell’identità̀ del cane o del gatto, oppure in via alternata a entrambi i coniugi, a prescindere dall’eventuale intestazione risultante dal microchip, nonché regolamentare gli aspetti economici (spese veterinarie e straordinarie) legati alla sua cura e al suo mantenimento.”

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